Stamina: la risposta di Vannoni a Nature

Per diritto di replica e dovere di cronaca vi postiamo integralmente la risposta del Prof. Vannoni riguardo all’attacco della rivista Nature, la quale si era scagliata contro il metodo Stamina.

“E siamo a tre. La grande rivista “madre della scienza” Nature dedica un altro pezzo a Stamina e questa volta rasenta il patetico (non che prima vi fosse tanto lontana). Si rifà alle solite domande di brevetto per dire che due foto su 5 sono state prese dagli articoli dei russi che hanno collaborato con noi e da cui nasce la radice della metodica Stamina. Non si capisce invece da dove nasca la presunzione di inefficacia, riportata dai tre illustri “scienziati” italiani visto che non sanno come Stamina differenzi le cellule nè quali risultati terapeutici abbia raggiunto. In 7 anni Stamina ha migliorato e reso più efficace ed efficiente la metodica originale che, si dimentica, la sig.ra Abbott, nell’articolo citato dei nostri biologi Russi, viene descritta sia in relazione ad uno studio pre-clinico, sia ad applicazioni cliniche su alcune patologie neurodegenerative. La giornalista Abbott, intima frequentarice di Paolo Bianco e Elena Cattaneo a cui oggi si è unito il nuovo amico Michele de Luca (a cui, però, al momento, Nature non chiede ancora “autorevoli pareri”) ha nuovamente colpito. Almeno si fosse letta la bibliografia della domanda di brevetto avrebbe trovato l’articolo della nostra collaboratrice russa Elena Shegelskaya da cui sono state tratte le due immagini: altro che plagio. Si stupisce la giornalista che alla fine le modalità di differenziazione cellulare siano diverse nelle percentuali di sostanze utilizzate (e non solo), ma non ha proprio capito che la radice del metodo è la stessa e, come i suoi tre amici italiani, confonde una domanda di brevetto volutamente ritirata con un articolo scientifico. Credo che Nature, nella speranza di far fare brutta figura ad una fondazione onlus italiana, stia, in realtà, scadendo e facendo solo politica di basso livello, cercando di dare manforte a due ‘grandi scienziati italiani’ che non avendo nulla da sperimentare e, non avendo mai curato nessuno con le staminali, preferiscono che nessun altro lo faccia. Deus ex machina arriva l’on Paola Binetti, che, dopo aver spinto all’inverosimile per fare una sperimentazione farmaceutica con un metodo adatto per i trapianti, oggi, prima ancora che sia consegnato il metodo standardizzato, chiede l’interruzione della sperimentazione per risparmiare i famosi tre milioni che nessuno le ha chiesto e di cui Stamina, comunque, non vedrebbe un centesimo. Inoltre la “giornalista/scienziata” Abbott non ha neanche capito che differenza ci sia tra le concentrazioni della soluzione madre e quelle della soluzione di differenziazione, sbagliando i calcoli, ma questo basta per occupare pagine con falsi scoop da giornaletto parrocchiale. Devo darle atto che la mail nella quale chiedeva delucidazioni me la ha inviata due giorni fa, ma sinceramente non ho avuto tempo di rispondere soprattutto a chi mi ha già fatto perdere ore per spiegare che cosa fosse successo a Brescia per poi non riportare nulla di quanto le avevo detto. Mi stupisce, invece, più di tutto, l’intervento del direttore generale dell’AIFA Luca Pani che parla del “disordine” del laboratorio di Brescia per dedurre che manchi la metodica. A parte il fatto che il laboratorio di Brescia è molto ordinato, non riesco a trovare attinenza logica tra questi due pensieri distinti. Spero che questa forma di pensiero dissociato si ritrovi, nel dott. Pani, anche tra il pregiudizio che ha mostrato e l’oggettività richiesta ad una sperimentazione. A questo punto direi che se il ministro Lorenzin vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione. Se, invece, ritiene di dare seguito alle argomentazioni di Bianco & co, chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perde più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante queste maccheroniche opinioni, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone.   In particolare chiediamo che: 1. La standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata. 2. Spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica) 3. Venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione. 4. Vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione. 5. Venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l’applicazione della buona pratica clinica.”

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